supermassive black hole

Il gigantesco buco nero “catturato” dagli astronomi

Un avvenimento rarissimo, catturato dagli astronomi nelle zone più remote dell’Universo potrebbe essere il “motore” delle galassie attive

Un supermassive black hole, il più grande buco nero fino ad ora riconosciuto, con una massa milioni o miliardi di volte superiore a quella del Sole, è stato riconosciuto e catturato in immagini da un gruppo di ricercatori della The American Astronomical Society. La formazione di questo tipo di buco nero presenta numerose difficoltà: non vi sono ancora spiegazioni che siano in grado di decodificarne l’effettiva origine. Un buco nero supermassivo, chiamato anche supermassicio, necessita infatti di un’enorme quantità di materia che deve essere condensata in un volume molto ristretto. La scoperta potrebbe perciò permettere ulteriori approfondimenti, infatti il gigantesco buco nero scoperto dai ricercatori stava inviando getti di plasma nella galassia circostante riscaldandone i gas presenti. Pare così sia in grado di spingere dentro di sé la materia di cui si “alimenta”. 

Gli scienziati ipotizzano che ognuna delle innumerevoli galassie nell’Universo, anche la “nostra” Via Lattea, contengano un buco nero supermassivo al loro centro. Infatti la velocità della materia stellare e gassosa presente nel cuore delle galassie che fino ad ora siamo riusciti a studiare ha svelato moti rotatori incredibilmente rapidi, possibili unicamente grazie a una concentrazione altissima di materia nel loro centro. L’unico oggetto interstellare fino ad ora conosciuto capace di  concentrare abbastanza materia in uno spazio così ristretto è proprio un buco nero. Sembra che i buchi neri supermassivi siano il “motore” stesso delle galassie attive, come i quasar, nuclei galattici estremamente luminosi, e le galassie di Seyfert, scoperte nel 1943. 

La galassia in cui è presente questo supermassive black hole è però lontana 11 miliardi di anni luce: l’Universo, a quell’epoca, aveva meno di 3 miliardi di anni.

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