Quando gli ultimi sopravvissuti all’Olocausto non ci saranno più, chi testimonierà per loro?
Fino a pochi anni fa sembrava che l’antisemitismo fosse scomparso dalle nostre società, ma nel 2020 il Presidente polacco Andrzej Duda ha deciso di non partecipare alla cerimonia nazionale in ricordo della liberazione di Auschwitz, a Gerusalemme, e da lì in avanti i personaggi pubblici – e non – che negano l’Olocausto sembrano crescere di numero anno dopo anno.
La memoria collettiva della Seconda Guerra Mondiale costituisce l’identità nazionale di diversi paesi e spesso serve anche a giustificare le politiche attuali. Putin ha tenuto d’occhio la Bielorussia per molto tempo, e alcuni sospettano che le sue accuse contro la Polonia siano una scusa per annetterla nel prossimo futuro. Utilizzare l’Olocausto come strumento per le azioni politiche del presente è scorretto, ma viene fatto. Basti pensare alla questione aperta tra Israele e la Palestina.
Tornando alla Seconda Guerra Mondiale, il ricordo di Auschwitz rimarrà certamente nella nostra memoria: è stato trasformato in un simbolo dalle nazioni stesse. Ad oggi, nel 75° anniversario della liberazione di Auschwitz, quelle stesse nazioni continuano a discutere sul significato del simbolo. Auschwitz è stato un crimine tedesco? È stato possibile solo grazie al sostegno della popolazione polacca antisemita? Dovremmo ricordare gli alleati come coloro che hanno liberato il campo, o come quelli che sapevano dell’uccisione di massa degli ebrei e che non hanno fatto nulla per fermarla?
Queste non sono solo questioni storiche, tanto quanto il passato non è mai solo passato, soprattutto quando ne parlano i politici. Nonostante la memoria collettiva sia stata plasmata e manipolata da politici e artisti, rimangono ancora i sopravvissuti. Sono loro ad aver mantenuto memoria di quell’esperienza di vita reale: ancora oggi i sopravvissuti ne sono testimonianza viva, ma quando non ci saranno più? Forse il vero ricordo dell’Olocausto non passerà solo dal riconoscere chi ha compiuto quei crimini, ma anche dall’accettare che ognuno di noi è responsabile di ciò che accadrà nel nostro futuro.
Ti consigliamo di leggere questo libro:
La Storia di Erika di Roberto Innocenti e Ruth Van der Zee
Ordinalo su Macrolibrarsi
Leggi anche: “IRIN: una mappa sui conflitti nel mondo, dimenticati e non”