Nella provincia orientale colombiana di Arauca e nel vicino stato di Apure in Venezuela sono tornati i guerrilleros. Gruppi armati non statali che usano la violenza per controllare i civili e la situazione nel complesso
Nati e rafforzatisi a seguito della smobilitazione delle forze armate rivoluzionarie colombiane (FARC) nel 2015, i gruppi di guerrilleros impongono le loro regole controllando di fatto la vita dei civili e punendo chi disobbedisce o non paga.
Secondo il rapporto di Human Rights Watch, sfruttando il vuoto di potere lasciato dalle FARC, i gruppi armati su entrambi i lati del confine avrebbero stabilito ed applicato con la forza una serie di regolamenti associati a leggi di competenza governativa. Dalla regolamentazione di attività quotidiane come la pesca, alla funzione di “polizia” svolta nella persecuzione di crimini violenti, i gruppi armati sono di fatto le autorità che controllano la popolazione, sottomessa con minacce, estorsioni ed omicidi.
“I residenti di Arauca e Apure vivono nel terrore, mentre i gruppi armati impongono le proprie regole, reclutano bambini, minacciano i residenti e puniscono coloro che disobbediscono, anche con la morte o mesi di lavoro forzato“, ha dichiarato José Miguel Vivanco, direttore di le Americhe di Human Rights Watch. “I gruppi operano con un’impunità quasi assoluta su entrambi i lati del confine, e specialmente in Venezuela a volte agiscono con la collusione dei membri delle forze di sicurezza e delle autorità locali”.
Sebbene le autorità colombiane abbiano cercato di contrastare il potere dei gruppi armati, l’impunità rimane la norma e la protezione per i residenti è insufficiente. A settembre, l’ufficio del procuratore generale colombiano aveva ottenuto condanne per soli otto casi di omicidio commessi ad Arauca dal 2017, su un totale di oltre 400 che erano sotto inchiesta. Nessuno dei condannati era membro di gruppi armati.
Sembra che i gruppi armati abbiano molta più libertà d’azione in Venezuela rispetto che in Colombia: in diverse occasioni, i guerrilleros avrebbero trasferito i prigionieri di Arauca nei campi e nelle altre “strutture detentive” localizzate al di là del confine, in Venezuela.
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