Cannoni di Barisal e sabbie roboanti: inspiegabili esplosioni dal cielo e dal mare

In tutto il mondo si registrano suoni misteriosi provenienti dal cielo, dalla terra, dall’acqua: nel 2012, in Chile, strani rumori d’origine ancora ignota sconvolsero la popolazione, certa dell’arrivo della fine del mondo profetizzata dai Maya, e questi fenomeni continuano ad essere registrati ovunque, dal Sud America all’Europa, dal Giappone alle Hawaii. 

Recentemente, il 9 giugno del 2021, gli abitanti di San Diego hanno sentito un’esplosione fortissima, simile a un terremoto, ma apparentemente inspiegabile: non vi erano infatti esercitazioni militari e nemmeno attività sismica nella zona, come confermato dalle rilevazioni della US Geological Survey

I cannoni di Barisal

Attestazioni di simili ed inspiegabili avvenimenti si rintracciano nell’arco di tutto il XIX secolo.

Soprannominati i “cannoni di Barisal” e descritti come una serie di forti e improvvisi rimbombi vennero avvertiti da tutta la popolazione della regione omonima, nell’attuale Bangladesh, ad ovest dello sbocco principale del Gange. A raccontarne per primi furono alcuni viaggiatori inglesi che stavano attraversando, nel 1860, quella distesa infinita di paludi e mangrovie alla foce del fiume sacro agli indiani chiamata Sundarbans. 

Fu però l’esploratore G. B. Scott, in un articolo del 1896 su Nature (Grant, D., Scott, G. B., “Barisal Guns”, Nature, 53, 197), a darne la testimonianza più dettagliata: “Udii per la prima volta i cannoni di Barisal nel dicembre 1871, quando, da Calcutta, ero diretto nell’Assam attraverso i Sundarbans. Il clima era sereno, senza perturbazioni. Durante il giorno i rumori a bordo del battello impedivano di percepire altri suoni. Ma di notte, mentre eravamo ormeggiati nell’uno o nell’altro dei canali nelle vicinanze di Barisal, Morelgunge ed oltre, lontani da villaggi e abitazioni, circondati da miglia e miglia di pianura erbosa che si stendeva da ogni parte, là dove gli unici rumori consistevano nello sciabordio delle onde e nei tonfi delle zolle che cadevano in acqua lungo le sponde, si udiva, a intervalli regolari, un sordo, soffocato rimbombo, simile a quello dei cannoni. A volte era un solo colpo, a volte erano due, tre o più in successione; mai vicini, sempre lontani, ma come se non giungessero dalla stessa distanza. A volte i suoni misteriosi somigliavano a cannoni di due eserciti nemici distanti tra loro, altre sembravano provenire da direzioni totalmente differenti, ma in qualche modo sempre da sud, verso il mare”.

Alla fine degli anni venti dell’Ottocento anche l’esploratore Charles Sturt descrisse l’esperienza mentre scopriva, risalendone il corso, il fiume Murray in Australia: “non erano suoni terrestri benché rassomigliassero ad una scarica d’artiglieria pesante”. E ancora il geografo e naturalista inglese Godwin Austen e il colonnello H. S. Olcott, durante una spedizione del 1865, rilevarono esplosioni inspiegabili provenienti dal cielo nel Buthan e, alla fine del secolo, nel Chilmari e nel Brahmaputra. 

Le sabbie roboanti

Un mistero che risuona in tutto il mondo, anche nei deserti africani, americani, mediorientali e dell’estremo oriente.

Qui prende il nome di “sabbie roboanti” o “tamburi di sabbia”: sono 1.500 anni che scienziati e letterati ne discutono, senza però essere ancora riusciti a darne una spiegazione esaustiva. Per i cinesi del XIII secolo erano le voci occulte degli spiriti della terra, oggi pare siano in relazione con l’espansione delle sabbie e la loro composizione minerale. Per Marco Polo, che ne parla ne Il Milione, i tuoni che lo accompagnavano durante l’attraversamento del Deserto di Lop erano a quanto pare molto comuni: “e molte volte ode l’uomo molti istormenti in aria e propriamente tamburi. E così si passa questo gran deserto”. 

Ad oggi sappiamo che “non si tratta né di aerei né di bombe”, come scrive Peter Kolosimo nel suo Non è terrestre, nonostante il rumore sia simile a quello dei reattori di un velivolo militare. Il racconto di un comandante di un mercantile giapponese il cui equipaggio, nel 1965, udì “ad est dell’isola di Sakhalin […] una serie di detonazioni di origine misteriosa” pare darne una lettura ultraterrena. Ipotizzando si trattasse di esercitazioni militari l’uomo chiese conferma ad un amico della marina sovietica, un ufficiale di Vladivostok. Quest’ultimo gli spiegò che il fenomeno era molto comune e aggiunse: “Non abbiamo la minima idea circa la sua origine. Certo è che non può esser collegato ad alcun apparecchio, a meno che non si tratti di dischi volanti”. 

Secondo un articolo del 2011 scritto da David Hill, scienziato dell’US Geological Survey, questi suoni misteriosi registrati nelle regioni costiere potrebbero essere collegati a enormi onde che si abbattono sulle scogliere, ma le osservazioni sono spesso accompagnate da misteriose palle di fuoco visibili nel cielo anche di giorno. Forse, continua Hill, l’origine potrebbe trovarsi sul fondo degli oceani, da cui scaturirebbero enormi eruzioni di metano. Numerosi ingegneri affermano che sia molto improbabile che questi rimbombi, simili al suono di “aeroplani spia a detonazione a impulso” – in grado di viaggiare a una velocità pari a cinque volte quella del suono – possano essere collegati a questi ultimi: la sorveglianza satellitare li avrebbe rilevati e, al contempo, la loro storia è troppo antica. Ai tempi di Marco Polo, ne possiamo esser – quasi – certi, tali dispositivi non erano ancora stati sviluppati. 

Non si sa se provengano dal mare o dall’aria, di questi suoni misteriosi se ne hanno attestazioni antiche, ma nemmeno con le tecnologie più moderne se ne è ancora riuscita a dare una spiegazione. I cannoni di Barisal e le sabbie roboanti rimangono tutt’ora fenomeni inspiegabili.


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Non è terrestre di Peter Kolosimo
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