Đavolja Varoš, Serbia – Mappa

LATITUDINE: 42° 59′ 34.79″ N
LONGITUDINE: 21° 24′ 7.62″ E

Đake, Serbia 
Secondo i geologi, Đavolja Varoš altro non è che un gruppo di curiose formazioni rocciose dall’aspetto di camini: per essere precisi, 202 torri di tufo alte tra i 2 e i 15 metri sormontate in cima da una cappello di ardesite. Un bizzarro fenomeno di erosione del terreno vulcanico, accelerato da disboscamento e precipitazioni atmosferiche e tutt’ora in corso.

La città del Diavolo si trova sul monte Radan, vicino al villaggio di Đake, a ridosso del burrone dell’Inferno. Vi sgorgano due fonti: l’Acqua del Diavolo e il Pozzo Rosso.

È un luogo meraviglioso: l’acqua, acida e frizzante, zampilla dal sottosuolo, dalle vecchie miniere sassoni di ferro e oro, i cui ingressi bucano la roccia come tane di conigli. Intorno, alberi morti e ricurvi, e dietro infiniti boschi verdeggianti, punteggiati da cimiteri nascosti. Ripide scalette s’arrampicano su Đavolja Varoš, tagliando i ghiaioni ed avvicinandosi alle friabili torri con teste che paiono teschi con le orbite fisse nel vuoto. L’urlo del vento che vi soffia attraverso ha ispirato numerose leggende…

Alcuni raccontano che i diavoli in pietra altro non sono che i pesanti peccati dei pellegrini, cioè dei fedeli giunti in quel luogo per “liberarsi del proprio fardello”. Ancora oggi, molti viandanti nella chiesa di Santa Petka scrivono su una striscia di stoffa le loro preghiere e, devotamente, le legano agli scheletrici alberi che la circondano. Altri vedono nelle torri di roccia i rivoltosi cittadini, così trasformati per punizione da un diabolico sovrano. Forse, il racconto più popolare è quello però dello strega e del diavolo. In lotta per il dominio dell’antico villaggio, Satana avvelenò l’acqua della fonte affinché gli abitanti, così dannati, dimenticassero i legami famigliari ed i vincoli di parentela. Allora, alle nozze incestuose che vi conseguirono, la strega beffarda pietrificò gli invitati, lasciando al demonio un città deserta…

Di notte, racconta chi coraggioso v’è rimasto al tramonto, dai boschi s’odono ruggiti, grida di donne e di bambini, ombre di esseri mostruosi e umanoidi si muovono tra gli alberi, il suolo ribolle, ma il vento tagliente è sempre ghiacciato. 

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